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Chi ha costruito Machu Picchu?

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Come è nata la 'vecchia montagna' e perché il turismo di massa può essere un grossissimo problema per il sito

Noi di Sto Gran Tour siamo così fortunati da poter vedere quella figata allucinante di Machu Picchu varie volte l'anno. E se vuoi puoi entrare anche tu nel club dei fortunelli prenotandoti per il prossimo itinerario di ben 2 settimane lungo il Perù.

In questi anni una delle domande che ci hanno rivolto più spesso coloro che hanno viaggiato con noi è: "Ma chi ha costruito Machu Picchu?". E la nostra pronta e cortese risposta è stata sempre la stessa: "Boh".

Oggi, però, abbiamo studiato un pochino di più e sappiamo come rispondere a questa domanda. E anche se non te ne importa nulla di tutto questo, cavoli tuoi che hai eseguito questa ricerca sul web: hai voluto la bicicletta? E ora pedala!

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L'uomo che voleva fare l'imperatore

C'era una volta nell'attuale Perù, intorno al quindicesimo secolo, un tipo di nome Pachacútec. Questo qui non scelse di fare l'impiegato, il manovale o il postino. No, desiderava una professione che gli assicurasse molto più denaro e prestigio.

Per questo si ritrovò davanti a un dilemma: fare il notaio, il tronista di Uomini e Donne o l'imperatore?

Decise per l'ultima alternativa e fu così che divenne il fondatore dell'Impero degli Inca.

Ok, forse non è andata proprio così, ma sta di fatto che lui era l'imperatore e che sotto di lui il regno degli Inca divenne una vera e propria potenza dell'America meridionale.

Nel 1440 (così si dice) Pachacútec decise di far costruire un'intera città sulle montagne, da utilizzare come residenza estiva per lui e per la nobiltà: e fu così che nacque Machu Picchu (vecchia montagna in lingua quechua).

Con l'arrivo dei conquistadores, quei 'brav'uomini' che se notavano che avevi un po' di oro addosso ti infilzavano con la spada senza tanti complimenti per rubartelo, gli Inca vennero letteralmente massacrati e zone intere si spopolarono, o a causa delle uccisioni, o della fuga degli abitanti verso zone più sicure. In mezzo a tutto questo casino, anche Machu Picchu venne frequentata sempre meno dalla popolazione locale, finché non venne abbandonata del tutto.

Col tempo la piccola città sulle montagne venne quasi totalmente dimenticata, venendo riscoperta solo nel 1911 da un esploratore americano di nome Hiram Bingham che ne riconobbe l'importanza archeologica e contribuì a far conoscere in tutto il mondo questa meraviglia.

L'architettura di Machu Picchu: bestiale!

Dal punto di vista architettonico Machu Picchu è una roba pazzesca, con le sue mura che sfidano la gravità e le terrazze che sembrano sospese nel nulla.

Prima di tutto, parliamo di pietre. Non qualsiasi pietra, ma il granito, una roba dura, ma dura davvero, perfino di più del torrone sardo!

Gli Inca erano così avanti con la loro tecnologia da far sembrare i blocchi di granito come se fossero stati modellati con la plastilina. Usando una tecnica chiamata ashlar, incastravano pietre tagliate finemente senza nemmeno un grammo di malta.

Il risultato?

Muri così perfettamente allineati che nemmeno il più sottile dei fogli di carta potrebbe scivolare tra di loro. E tutto questo senza l'aiuto di strumenti in ferro o acciaio, solo con utensili in bronzo e pietra. E la Lego muta.

Ma non finisce qui.

Oltre alla perfezione dei muri, Machu Picchu è un vero e proprio paradiso dell'ingegneria idraulica. Con 16 canali in pietra tagliata che gestivano l'acqua proveniente da 14 sorgenti naturali, gli Inca erano dei maestri nel controllo delle acque, anche attraverso la costruzione di terrazze che giocavano un ruolo cruciale nel prevenire l'erosione e nel gestire il deflusso delle piogge.

E poi ci sono le strutture.

Dagli edifici religiosi come il meraviglioso Tempio del Sole, agli edifici amministrativi e alle prigioni (probabilmente per ospitare nobili in attesa di riscatto), ogni struttura aveva una sua precisa funzione e mostrava la maestria degli Inca nella scelta dei materiali e nella costruzione.

Machu Picchu oggi: non famo casini, eh?

E arriviamo a oggi, quando Machu Picchu non è più solo una città perduta dell'antico Impero Inca, ma una vera e propria star, inserita tra i Patrimoni dell'Umanità nel 1983 ed eletta una delle Nuove Sette Meraviglie del Mondo nel 2007.

Insomma, parliamo di un upgrade serio, mica noccioline.

Purtroppo, come spesso accade la fama ha un prezzo: ogni anno, centinaia di migliaia di turisti visitano Machu Picchu, e questo ha creato un botto di sfide ambientali e conservazionistiche.

D'altronde, immagina mandrie di visitatori che ogni giorno calpestano quei sentieri, toccano le pietre con cui è stata costruita la città, erodono il terreno con il loro passaggio. Per non parlare della possibilità di ridurre la cultura locale a una semplice macchietta di quello che è realmente, un fenomeno che purtroppo si manifesta molto spesso di fronte alla massificazione del turismo.

In poche parole, rischiamo tutti di fare un gran casino.

Il governo peruviano, che giustamente non vuole che uno dei monumenti più spettacolari al mondo sia rovinato irreparabilmente, ha introdotto misure per proteggerlo, dalla limitazione del numero di visitatori giornalieri alla manutenzione costante.

Ci auguriamo che tali iniziative siano sufficienti a non rendere Machu Picchu un semplice ricordo nostalgico.

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In conclusione

A questo punto possiamo tirare le somme su Machu Picchu: una meraviglia lasciataci dagli Inca che non solo sfida le leggi della fisica con le sue pietre magistralmente incastrate, ma che ci ricorda anche quanto fossero avanzati in termini di ingegneria e architettura.

E ora, nel XXI secolo, siamo qui a confrontarci con un dilemma moderno: come preservare questo patrimonio senza farlo diventare un parco a tema per selfie e magliette ricordo?

Brrrr, ci viene la pelle d'oca solo a immaginare tutto questo.

La sfida è grande, ma non impossibile. Dobbiamo trovare un equilibrio tra ammirare e proteggere, tra visitare e conservare. Come? Forse iniziando a vedere Machu Picchu non solo come una meta da spuntare sulla lista dei desideri, ma come un luogo da rispettare, capire e preservare.

È questa la filosofia che ci guida nei nostri viaggi in Perù così come in qualsiasi altra parte del mondo.

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